Ancora bugie, pardon, pinzillacchere!
Dicevano i saggi latini: errare humanum, perseverare diabolicum!. Tradotto: si può sbagliare una volta, ma seguitare a sbagliare è roba da matti! Soprattutto se si insiste sulla strada che si è dimostrata, da almeno quattro decenni, categoricamente senza uscite.
Mi riferisco all’ultima segnalazione di Confindustria, organismo certamente dignitoso almeno quanto a ricerche e studi, ma - nel caso in questione - leggermente miope.
Mi spiego. Da qualche giorno (come riportato da La Repubblica a questo link), Confindustria ci informa,che la cosiddetta "fuga dei cervelli" è un'emergenza nazionale, che ci viene a costare, ogni anno, un punto di PIL (quantificato in 14 miliardi di euro). Con un crescendo negli anni della crisi, il fenomeno desta preoccupazione.
Io rispondo, in modo del tutto rispettoso: "Grazie che ve ne siete accorti e che, dal vostro rispettabilissimo pulpito, lo predicate alla nazione."
Peccato, però, che vi siano due particolari non presi in considerazione.
Primo: i giovani se ne stanno andando a frotte sempre più numerose, da almeno quarant’anni.
Ovvero, non è stata la crisi ad avere generato questa emorragia, ma sono le condizioni di base del nostro Paese che hanno determinato quella fuga, condizioni che si sono incancrenite e permangono fisse e immobili. Chi scrive, sta indagando dal 1982 tale questione e ha raccolto una miriade di problematiche e soprattutto di cause che hanno spinto giovani e meno giovani a prendere la valigia. Loro riassumono così: “da noi non si muove nulla”.
Secondo: si continua a vedere questo fenomeno da un solo lato.
Esattamente come se un medico si incaponisse a curare solo l’unghia di un dito del suo paziente senza mai dare nemmeno un’occhiata complessiva non dico al corpo, ma nemmeno al braccio.
Ovvero? Insistere sul fatto che la scuola e l’università non preparerebbero a dovere gli studenti ad affrontare il mondo del lavoro, come si può constatare, non ha dato alcun risultato.
Come mai allora, proprio questi giovani “non idonei al mondo del lavoro” vengono ricercati dagli altri Paesi?
Il fatto, forse politicamente poco corretto, è che occorre guardare il tema dal lato delle imprese, o meglio degli imprenditori.
Domanda secca, che finalmente da qualche coraggioso osservatore ho sentito porre: come mai anche le imprese italiane maggiormente innovative si avvalgono scarsamente di giovani altamente “educati”? Come mai abbiamo un’elevatissima percentuale di imprenditori (e non solo nel complesso delle PMI) che si sono fermati, come istruzione, alla benemerita scuola dell’obbligo?
Ricordiamoci: l’impresa è esattamente a immagine e somiglianza del suo imprenditore.
Ahimé! Ho rubato un’espressione alla Bibbia: Dio fece il mondo a sua immagine e somiglianza. Sì, ma Dio aveva frequentato, dall’eternità, tutti i gradi dell’istruzione: era lui stesso la sapienza.
Altro paio di maniche!
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